Cammino di San Benedetto

Da subiaco a trevi nel lazio

Questo semplice e breve tratto del Cammino di San Benedetto vuole essere  un’introduzione o meglio un’iniziazione alla filosofia dei Cammini che tantissime persona stanno iniziando ad intraprendere chi come percorso spirituale, chi per ritrovare se stessi o chi semplicemente per sfida.

Questa tappa immersa completamente in una natura potente dominata dal verde e dall’acqua, si snoda lungo il fiume Aniene all’interno del Parco Regionale dei Monti Simbruini.

Si parte davanti all’ingresso del Monastero di Santa Scolastica, fondato da San Benedetto nei pressi di Subiaco, luogo che vide nel 1462 nascere la prima tipografia in Italia grazie al chierico di Magonza Conrad Sweynheym e Arnold Pannartz di Praga. Lasciato il monastero, il sentiero raggiunge in pochi minuti i ruderi della Villa di Nerone per poi proseguire con una piccola deviazione al suggestivo laghetto di San Benedetto su cui si affaccia una cascatella di limpida acqua.

Il fiume Aniene ci accompagna sornione sulla destra per molti chilometri mentre, percorrendo il sentiero, incontriamo un antico mulino, cascatelle, fonti  e ponti di epoca medievale fino al luogo di captazione dell’acquedotto Anio Novus che con i suoi 200.000 metri cubi di acqua forniva un quinto di tutto il fabbisogno idrico giornaliero di Roma.

Ancora qualche chilometro di meraviglie e arriviamo alla porta Napoletana attraverso la quale si accede alla prima delle due cinte murarie di Trevi nel Lazio, la nostra meta, suggestivo borgo laziale, uno dei primi esempi di incastellamento, su cui troneggia l’antica Rocca dei Caetani a guardia dell’alta valle dell’Aniene dove soggiornò il più famoso esponente della famiglia Caetani: Benedetto Caetani futuro Papa Bonifacio VIII.

Letteratura

“Ora il conteggio dei nostri tempi deve retrocedere all’anno dal parto della Vergine 1305, per cui, vacante la sede abbaziale, nel giorno ventesimo di Febbraio, si abbatté la più calamitosa e furiosa tempesta, che allora nessun uomo ricordava prima e che nessuna memoria scritta riportava. Discese dai circostanti monti Simbruini, talmente tanta acqua, che si dubita di aver mai sentito nei secoli passati un diluvio così pieno di precipitazioni, formate da neve e ghiaccio (grandine, ndt). Infatti la lotta tra i venti fu sì rabbiosa che in questa orribile tempesta, i vortici nevosi dai monti spazzarono con venti obliqui i prati della Valle Santa, così che anche i fossi dei campi traboccavano di grandi quantità di acqua corrente; in breve ovunque i campi si trasformarono in stagni, e i tracciati stradali divennero irriconoscibili.

Tuttavia i monaci della santa Scolastica dubitando che a causa della prossima immensa inondazione del fiume, potesse succedere qualcosa di più grave, per mezzo di due tra i più coraggiosi tra i monaci illuminati, fecero sollevare alcune grandi pietre dal muro del lago superiore, affinché l’impeto dell’inondazione delle acque defluisse più velocemente. Però la potenza dell’inondazione fu così violenta che la diga non poté sostenerla minimamente. Dunque inclinandosi dalla parte opposta (al lago, ndt) rovinò a terra. La chiusa del lago inferiore subì quella violenza fintanto che, non potendo più sopportare la potenza delle acque, fatta a pezzi crollò.

Sprigionata, questa inondazione non solo distrusse tutto ciò che incontrava, ma insieme ad alcuni edifici nello stesso istante gettò a terra i forti ponti di pietre e in travi di legno; come il ponte di Pantanello sradicato dalle fondamenta. Dallo stesso impeto furono scardinati dalle fondamenta, anche i bei mulini di Mandra. Quindi il lago inondò con orribile fragore attraverso il Sublacense la valle del Campo Varco (Campo d’Arco, ndt) e con la velocità della sua corsa sommerse i contadini che lavoravano nei campi, tanto che non diede tempo a quei miseri sorpresi dalla calamità, di scappare e rifugiarsi nei vicini luoghi in altura, a causa dell’aumentata violenza dell’inondazione. Uomini e greggi che sostavano in gran quantità in quei campi, perirono miseramente senza distinzione.

A causa di questa orrenda inondazione, per un tratto di molti stadi, la Valle dell’Aniene perse: le ville, le proprietà, i frutteti e gli armenti che furono sommersi. In vero furono visti gli antichissimi resti delle mura dall’una e dall’altra parte del lago e la menzione di entrambi appare in un privilegio di papa Nicolò I. La forma e la maggior parte dei massi che si vedono nel profondo della valle, nel luogo che si chiama Piedilago, dimostra quel che è rimasto del muro superiore e quanto era stata la grandezza del lago.

A dimostrazione delle cose dette qua sopra basterà annettere questo pensiero: la Valle Santa è detta quella attraverso cui si va dal Sacro Speco al castello di Jenne. Inoltre questo nome è nato per la presenza dei dieci monasteri costruiti intorno al monte Taleo, alle cui radici del monte giace quella valle in cui visse Benedetto Patriarca dei Santi Monaci e insieme con i suoi discepoli peregrinò e passò assiduamente trentacinque anni.

Pertanto disperso il lago dall’una e dall’altra parte, la mole e la forza travolgente delle acque esondate colpì nel mezzo il ponte di legno, posto sopra il fiume con fortissime travi, e il costruito ponte di S. Antonio, detto Terello(vedi privilegio di papa Giovanni X) per mezzo del quale da Subiaco si transitava alla chiesa di S. Lorenzo della Piave, altrimenti detto “alle Acque Alte”, di cui si fa menzione frequente nei privilegi dei Sommi Pontefici, è comune opinione che qui vi fosse la chiesa parrocchiale del villaggio di Pianello Minore e Maggiore che fu del terribile prete Fiorenzo. […] Similmente il ponte di Pantanello, detto anche di S. Angelo nei privilegi dei Pontefici, dopo un po’ di tempo da quell’impeto del diluvio fu rifondato in quell’insigne ponte di pietra con un unico fornice, per mezzo del quale si va da Subiaco al convento dei frati minori di S. Francesco. Del tempo di quella costruzione tratteremo quando parleremo dell’episcopato dell’Abate Ademari.”

P.D. Cherubino Mirzio, Cronaca Sublacense, 1628

Galleria
Scheda tecnica

Valutazione
Media

Dislivello in salita
+370 metri

Appuntamento
Luogo inizio tappa
Roma (su richiesta)

Lunghezza
17 km e 800 m

Dislivello in discesa
-70 metri

Trasferimenti
Mezzi propri
Passaggio (su richiesta)
Mezzi pubblici

Percorso
Traversata

Quota massima
820 m s.l.m

Durata attività
Intera giornata

Tempo stimato
7 ore

Quota minima
460 m s.l.m

Note
Guida: Rodolfo Silveri

Equipaggiamento
  • Scarpe basse con suola scolpita o scarponcini da escursionismo.
  • Zaino a partire da 25 litri.
  • Borraccia e/o thermos a partire da 1,5 litri.
  • Bastoncini da escursionismo.
  • Abbigliamento a strati comodo ed adatto alla stagione.
  • Cappello, guanti e calze di ricambio.
  • Occhiali con lenti trasparenti o polarizzate.
  • Carta escursionistica
  • Lampada frontale
  • Frutta essiccata o secca e/o pranzo al sacco.
  • Sacchetto per lo smaltimento dei rifiuti.
  • Kit di primo soccorso e telo termico.
  • Tessera Altour (consegnata alla prima attività).

Contattaci per qualsiasi consiglio sul tuo equipaggiamento

Prezzo

Guida Ambientale Escursionistica: 180 €
L’importo è indipendente dal numero dei partecipanti
Fino ai 17 anni: gratis

Cosa comprende:
L’accompagnamento guidato e l’assicurazione RCT

Prossima Data in calendario: – – –
Es: Alberi a Roma, dal Campidoglio a Piazza Fiammetta
Es: Mercoledì 11 ottobre 2023