VEIo

Sulle orme degli etruschi

Immersi nel Parco di Veio, uno dei più ampi e interessanti spazi verdi a ridosso di Roma, avremo il piacere di passeggiare nel territorio appartenuto all’antica potenza etrusca che osò ostacolare Roma e ci imbatteremo in un mondo nascosto che scopriremo insieme passo dopo passo.
Ascolteremo, avvolti in uno scenario bucolico, il rumore di quelle antiche battaglie tra la Gens Fabia con i loro clientes e i valenti Veienti; era il 13 febbraio del 477 a. C. quando sulle rive del Crémera i Fabii furono sopraffatti e massacrati.
Rimase solo uno della famiglia: Quinto Fabio Vibulano figlio di Marco futuro console di Roma. Ma la reazione dei Romani non si fece attendere e dopo 81 anni di continue lotte, il dittatore Marco Furio Camillo s’impose definitivamente su Veio.
Era il 396 a.C..
Ma la storia lascia le sue tracce e ancora oggi vive e vibra sotto i nostri occhi, come il basolato romano e la Spezieria di Porta Capena o le grandiose opere idrauliche di Ponte Sodo e le misteriose gallerie del Fosso degli Olmetti, le imponenti tombe etrusche del periodo orientalizzante, il suggestivo borgo medievale del XI sec. di Isola Farnese che fu degli Orsini e successivamente dei Farnese, l’antica mola trasformata in “Osteria del Gambero Rosso” con le sue macine originali e poi tanto tanto altro ancora da vivere e gustare a piccoli sorsi nel magnifico scenario dell’Agro Veientano, nella nostra escursione nel Parco di Veio.

Letteratura

L’osteria del «Gambero Rosso»

Cammina, cammina, cammina, alla fine sul far della sera arrivarono stanchi morti all’osteria del Gambero Rosso.
— Fermiamoci un po’ qui, — disse la Volpe, — tanto per mangiare un boccone e per riposarci qualche ora. A mezzanotte poi ripartiremo per essere domani, all’alba, nel Campo dei miracoli. —
Entrati nell’osteria, si posero tutti e tre a tavola: ma nessuno di loro aveva appetito.
Il povero Gatto, sentendosi gravemente indisposto di stomaco, non poté mangiare altro che trentacinque triglie con salsa di pomodoro e quattro porzioni di trippa alla parmigiana: e perché la trippa non gli pareva condita abbastanza, si rifece tre volte a chiedere il burro e il formaggio grattato!
La Volpe avrebbe spelluzzicato volentieri qualche cosa anche lei: ma siccome il medico le aveva ordinato una grandissima dieta, così dové contentarsi di una semplice lepre dolce e forte, con un leggerissimo contorno di pollastre ingrassate e di galletti di primo canto. Dopo la lepre si fece portare per tornagusto un cibreino di pernici, di starne, di conigli, di ranocchi, di lucertole e d’uva paradisa; e poi non volle altro.
Quello che mangiò meno di tutti fu Pinocchio. Chiese uno spicchio di noce e un cantuccino di pane e lasciò nel piatto ogni cosa. Il povero figliuolo, col pensiero sempre fisso al Campo dei miracoli, aveva preso un’indigestione anticipata di monete d’oro.
Quand’ebbero cenato, la Volpe disse all’oste:
— Datemi due buone camere, una per il signor Pinocchio e un’altra per me e per il mio compagno. Prima di ripartire stiacceremo un sonnellino. Ricordatevi, però, che a mezzanotte vogliamo essere svegliati per continuare il nostro viaggio.
— Sissignore — rispose l’oste, e strizzò l’occhio alla Volpe e al Gatto, come dire: « Ho mangiato la foglia e ci siamo intesi!… » —
Appena che Pinocchio fu entrato nel letto, si addormentò a colpo, e principiò a sognare. E sognando gli pareva di essere in mezzo a un campo, e questo campo era pieno di arboscelli carichi di grappoli, e questi grappoli erano carichi di zecchini d’oro che, dondolandosi mossi dal vento, facevano zin, zin, zin, quasi volessero dire: « Chi ci vuole, venga a prenderci. » Ma quando Pinocchio fu sul più bello, quando cioè allungò la mano per prendere a manciate tutte quelle belle monete e mettersele in tasca, si trovò svegliato all’improvviso da tre violentissimi colpi dati nella porta di camera.
Era l’oste che veniva a dirgli che la mezzanotte era sonata. E i miei compagni sono pronti? — gli domandò il burattino.
— Altro che pronti! son partiti due ore fa.
— Perché mai tanta fretta?
— Perché il Gatto ha ricevuto un’imbasciata che il suo gattino maggiore, malato di geloni ai piedi, stava in pericolo di vita.
— E la cena l’hanno pagata?
— Che vi pare? Quelle lì sono persone troppo educate, perché facciano un affronto simile alla signoria vostra. — Peccato! Quest’affronto mi avrebbe fatto tanto piacere! — disse Pinocchio, grattandosi il capo. Poi domandò:
— E dove hanno detto di aspettarmi quei buoni amici?
— Al Campo dei miracoli, domattina, allo spuntare del giorno. ―
Pinocchio pagò uno zecchino per la cena sua e per quella dei suoi compagni, e dopo partì.
Ma si può dire che partisse a tastoni, perché fuori dell’osteria c’era un buio così buio, che non ci si vedeva da qui a lì. Nella campagna all’intorno non si sentiva alitare una foglia. Solamente alcuni uccellacci notturni, traversando la strada da una siepe all’altra, venivano a sbattere le ali sul naso di Pinocchio, il quale, facendo un salto indietro per la paura, gridava: — Chi va là? — e l’eco delle colline circostanti ripeteva in lontananza: — Chi va là? chi va là? chi va là?
Intanto, mentre camminava, vide sul tronco di un albero un piccolo animaletto, che riluceva di una luce pallida e opaca, come un lumino da notte dentro una lampada di porcellana trasparente.
— Chi sei? — gli domandò Pinocchio.
— Sono l’ombra del Grillo-parlante, — rispose l’animaletto con una vocina fioca fioca, che pareva venisse dal mondo di là.
— Che vuoi da me? — disse il burattino. — Voglio darti un consiglio. Ritorna indietro e porta i quattro zecchini, che ti sono rimasti, al tuo povero babbo, che piange e si dispera per non averti più veduto.
— Domani il mio babbo sarà un gran signore, perché questi quattro zecchini diventeranno duemila.
— Non ti fidare, ragazzo mio, di quelli che promettono di farti ricco dalla mattina alla sera. Per il solito o sono matti o imbroglioni! Dai retta a me, ritorna indietro.
— E io invece voglio andare avanti.
— L’ora è tarda!…
— Voglio andare avanti.
— La nottata è scura…
— Voglio andare avanti.
— La strada è pericolosa…
— Voglio andare avanti.
— Ricordati che i ragazzi che vogliono fare di loro capriccio e a modo loro, prima o poi se ne pentono.
— Le solite storie. Buona notte, Grillo.
— Buona notte, Pinocchio, e che il cielo ti salvi dalla guazza e dagli assassini. ―
Appena dette queste ultime parole, il Grillo-parlante si spense a un tratto, come si spegne un lume soffiandoci sopra, e la strada rimase più buia di prima.

Carlo Collodi – Le avventure di Pinocchio. Storie di un burattino (1881 – 1883)

Galleria
Scheda tecnica

Valutazione
Media

Dislivello in salita
+300 metri

Appuntamento
Luogo inizio escursione
Roma (su richiesta)

Lunghezza
14 km e 500 m

Dislivello in discesa
-300 metri

Trasferimenti
Mezzi propri
Passaggio (su richiesta)
Mezzi pubblici

Percorso
Anello

Quota massima
130 m s.l.m

Durata attività
Intera giornata

Tempo stimato
6 ore e 30 minuti

Quota minima
60 m s.l.m

Note
Tre guadi

Equipaggiamento
  • Scarponcini da escursionismo.
  • Zaino a partire da 25 litri.
  • Borraccia e/o thermos a partire da 1,5 litri.
  • Bastoncini da escursionismo.
  • Abbigliamento a strati comodo ed adatto alla stagione.
  • Cappello, guanti e calze di ricambio.
  • Occhiali con lenti trasparenti o polarizzate.
  • Carta escursionistica
  • Lampada frontale
  • Frutta essiccata o secca e/o pranzo al sacco.
  • Sacchetto per lo smaltimento dei rifiuti.
  • Kit di primo soccorso e telo termico.
  • Ghette impermeabili.
  • Tessera Altour (consegnata alla prima attività).

Contattaci per qualsiasi consiglio sul tuo equipaggiamento

Prezzo

Guida Ambientale Escursionistica: 150 €
L’importo è indipendente dal numero dei partecipanti
Fino ai 17 anni: gratis

Cosa comprende:
L’accompagnamento guidato e l’assicurazione RCT

Prossima Data in calendario: – – –
Es: Alberi a Roma, dal Campidoglio a Piazza Fiammetta
Es: Mercoledì 11 ottobre 2023